ARCHIVE # 00
The iconographic archive
Nel suo Morphologie. City Metaphors (1982) ripubblicato di
recente in forma anastatica, Oswald Mathias
Ungers propone un modo di pensare e progettare attraverso metafore e analogie e
mostra l’idea attraverso
immagini che poi si ricompongono di volta in volta con un progetto.
Ecco questo è
un sistema di pensiero e riflessione che accompagna il lavoro di ogni
architetto, l'archiviare immagini va in parallelo con il creare immagini, che
poi lentamente si trasformano in progetto, oppure una volta accostate tra di loro definiscono dei
modelli di lavoro legati a tematiche specifiche.
The model is an intellectual structure setting targets for
our creative activities, just like the design of model-buildings, model-cities,
model-communities, and other model conditions supposedly are setting directions
for subsequent actions.
Essendo le immagini al centro della nostra cultura, è importante rileggere, o meglio
riguardare questo libro e riflettere. La sua tesi contrasta il funzionalismo del
periodo in cui è stato
scritto, per Ungers la teoria è
uno dei tanti modi di vedere e conoscere il mondo. Teoria come lettura della
realtà e come attribuzione
di significato, e architettura come strumento interpretativo della teoria. In
concreto, Ungers cerca di semplificare il processo di costruzione del progetto.
Le immagini esistono e prendono nuova forma solo una volta
accostate al loro titolo, che definisce l'indìce
del processo creativo. Questo archivio presenta spunti di riflessione e
approfondimento in termini compositivi, di contenuti e forme. Non esiste un
ordine preciso, la stessa immagine rimanda a storie e progetti diversi. Un archivio che mi ha influenzato e continuerà a
farlo, in modi sempre diversi.
01
Piramide di Caio Cestio - Piranesi -1778 |
E' molto difficile per un architetto nato e vissuto a Roma restare indifferente alla storia di questa città, lo è ancora di più non rimanere affascinato sin da bambino dalle stampe di Gianbattista Piranesi. Tra le moltissime incisioni Piranesiane ho scelto questa perché riesce a raccontare la complessità della città e le sue caratteristiche più profonde.
La Piramide Cestia è l’unico monumento superstite di una serie presente a Roma, quando l’edilizia funeraria in relazione alla conquista dell’Egitto nel 31 a.C. era considerata un tema di progetto alla moda.
Non è un' incisione in cui Roma si riconosce facilmente, perché la forma riconoscibile è un' altra, una piramide, ma allo stesso tempo è anche una forma diversa dai modelli di riferimento classiciper le sue proporzioni, perché costruita con una tecnica diversa. Il calcestruzzo, che ha permesso di realizzare la piramide romana ad un angolo molto più acuto di quelle dell'Egitto. Così la forma più slanciata consente alla Piramide Cestia di raggiungere un'altezza maggiore con la stessa quantità di materiale. La piramide è altro rispetto alla città, ma allo stesso tempo gli appartiene perché Roma ha questa capacità di trasformare e di assorbire ogni cultura e rendere proprio ogni modello.
02
Cactus Dome on the Marshall islands - 1958 -1970 |
Negli anni cinquanta gli Stati Uniti hanno condotto molti test nucleari nell'oceano Pacifico, questo è uno di quelli. Nel 1958 l'operazione Cactus fu completata una bomba atomica fu fatta esplodere e su questa piccola isola si è formato un cratere di un chilometro di diametro. Verso la fine degli anni 70' il governo degli Stati Uniti ha iniziato a bonificare l'area dalle scorie radioattive e ha deciso di coprire il cratere lasciato dall'esplosione. Il risultato è una gigantesca copertura a volta in cemento che è costata al governo quasi un quarto di miliardo di dollari. Il risultato è un manufatto artificiale di oltre 30 chilometri quadrati costituito da 358 giganteschi pannelli in calcestruzzo, visibile dallo spazio. Una macrostruttura immersa in un incredibile paesaggio naturale, un edificio senza nessuna funzione specifica se non quella di essere un' architettura senza architettura. Come la Piramide si fonde con la città di Roma, questa massa artificiale di cemento armato diventa parte della natura del luogo, un paesaggio artificiale.